sabato 23 dicembre 2017

Tutta colpa delle meduse


Tu

Le parole non dette.
Le parole temute.
Le parole perdute.
Sul foglio bianco
piovono occhi scuri
che il fondo allagano.

Alessandro Moscetti - La fatalità in braccio

Una manciata di versi che scrissi nel 1994, confluita in una raccolta dieci anni dopo. Per parlare di quella difficoltà nel comunicare che genera incomprensione, che sia dovuta a timidezza o timore, paura o vergogna, poco importa, è l'effetto che conta; quelle parole non dette, trattenute, che ti trascinano a fondo, creando una zona di oscurità che ti risucchia come un buco nero da cui è impossibile risalire. Non ti resta che contemplare un foglio di carta e innaffiarlo di lacrime. E puoi scriverci qualunque cosa su quel foglio, pensieri, poesie, persino una ricerca sulle meduse, se questo serve a fornirti una "ragione" di quanto accaduto, perché tu non puoi rassegnarti al fatto che "a voltele cose succedono e basta". Non puoi accontentarti di questa risposta.


Mentre leggevo questo libro ho avuto spesso la sensazione di muovermi dentro un acquario, dove osservi il mondo vivere e respirare, da dietro un vetro. E mi sembrava straordinario pensare che, quando coli a picco, tutte le cause che ti hanno portato al punto di non ritorno, trascinandoti a fondo, d'improvviso ti appaiono davanti in tutta la loro leggerezza,  sospese e fluttuanti, liquide, limpide e chiare, come pesci che danzano mentre nuotano. Le parole non dette, i gesti abortiti, tutto quello che sembrava difficile, pesante, impossibile da esternare, è li che galleggia, evidente, accompagnandoti dolcemente verso il baratro che ti sei scavato.


"Tutta colpa delle meduse" coniuga le oscurità alle trasparenze, come una ferrovia a doppio binario, dove un treno sale e contemporaneamente l'altro scende, nel senso opposto. Ed è scritto di pari passo, i capitoli della ricerca, della motivazione, dell'analisi, che procedono avanti, dritti e ostinati, si alternano a quelli del ricordo, della memoria, di quanto accaduto, che procedono in senso inverso, e tornano indietro. Ogni fase ha la sua scrittura distinta. E' un libro di una feroce coerenza, anche nella costruzione tipografica. La narrazione è divisa in blocchi, seguendo lo schema di una ricerca scientifica, che è poi quella che l'insegnante di scienze. sig.ra Turton, assegna alla classe della protagonista Suzy Swanson: Obiettivo, Ipotesi, Contesto, Variabili, Metodo, Risultati. Conclusione. Una ricerca che Suzy decide di svolgere sulle meduse, perché deve darsi una spiegazione plausibile alla morte della sua amica Franny. Perché lei era un'esperta nuotatrice, non può essere annegata; qualcosa o qualcuno, deve averci messo lo zampino, o il tentacolo. Magari una Irukandij.


Per Suzy la ricerca sulle meduse diventa una ragione di vita, perché tra lei e Franny il rapporto è ormai incrinato; e lei non può andarsene così senza preavviso, prima che si siano chiarite, una volta per tutte. Il viaggio nella oscurità per Suzy inizia molto prima della morte della sua amica; coincide con il momento in cui diventa trasparente ai suoi occhi. Da bambini si fanno grandi promesse, "saremo amiche per sempre". Poi si entra nell'adolescenza con i suoi turbini, e ci vuol poco a scompaginare rapporti cristallizzati. Basta invaghirsi di un ragazzo, cambiare scuola, frequentare amiche fighe e trendy, e vengono a galla tutte le differenze di carattere. Suzy, così analitica da apparire fin troppo meticolosa, vive nel regno delle proporzioni e delle equivalenze, dove tutto ha un peso e un'unità di misura, compresi i battiti del cuore, da tramutare in secondi, minuti, anni. Invece Franny, sembra ormai curarsi solo di gonne, trucchi, acconciature e scarpe. Ci prova Suzy a star vicino alla sua amica, anche se le costa fatica, ma ogni tentativo sembra goffo e vano, finendo per l'allontanarla sempre di più. "Uccidimi se mai dovessi diventare così", "Mandami un segnale. Tipo un messaggio segreto", "Qualcosa di eclatante. Qualcosa che attiri veramente la mia attenzione". E lo compie Suzy Swanson il gesto eclatante. Poi cala il silenzio. Un giorno, due, poi più niente. Se n'è andata Franny Jackson, per sempre. Nulla sarà più come prima. Suzy perde la parola, le resta un carteggio interiore con sé stessa.


"Tutta colpa delle Meduse", per dirla con Battiato, è "un soffio al cuore di natura elettrica". Con un incipit memorabile, che lascia a bocca aperta.

"Una medusa, se la guardi abbastanza a lungo, comincia a sembrarti un cuore che batte. Non importa a quale specie appartenga: l’Atolla rosso sangue con le sue luci lampeggianti a fare da richiamo, la varietà con l’ombrello a decorazioni floreali o la medusa lunare quasi trasparente, l’Aurelia aurita. È il fatto che pulsano, il modo in cui si contraggono rapidamente per poi rilasciarsi. Come un cuore fantasma: un cuore attraverso cui riesci a vedere dritto in un altro mondo dove ciò che hai perduto – qualunque cosa sia – è andato a nascondersi.
Le meduse non ce l’hanno nemmeno un cuore, certo; non hanno cervello, ossa, sangue. Ma osservatele per qualche istante.E le vedrete pulsare.
La signora Turton Dice che, se una persona vive fino a ottant’anni, il suo cuore batte tre miliardi di volte. Ci stavo pensando, cercando di immaginarmi un numero così grande. Fate il conto alla rovescia di tre miliardi di ore, gli esseri umani  moderni non esistono: solo uomini dalle caverne dagli occhi infossati, tutti peluria e grugniti. Tre miliardi di anni, e la vita stessa a malapena esiste. Eppure eccolo qui, il tuo cuore, che fa il suo lavoro incessante, un battito dopo l’altro, tutta la strada fino a 3 miliardi di battiti. Solo se vivi così a lungo, però."

Si sta in apnea con un avvio del genere. L'evidenza scientifica sposa l'eloquenza narrativa che si traduce in musica, allora i pensieri fluttuano, parole e immagini danzano in acqua in un nuoto sincronizzato. Poi emergi e riprendi fiato.

"Tua madre è da qualche parte accanto a te; sta scattando una foto, e tu sai che dovresti voltarti e sorriderle. Invece non lo fai. Non ti volti, non sorridi, continui solo a guardare il mare, e nessuna di voi due ha idea di cosa conti in questo momento o di cosa stia per succedere (e come potreste?).
E per tutto questo tempo il tuo cuore continua semplicemente a battere. Fa quello di cui hai bisogno, un battito dopo l’altro, finché non riceve il messaggio che è tempo di fermarsi, che potrebbe essere fra pochi minuti e tu nemmeno lo sai.
Perché certi cuori battono solo circa 412 milioni di volte.
Che potrebbe sembrare un numero enorme.
Ma la verità è  che questo ti fa arrivare malapena ai dodici anni."

E allora capisci che il tempo speso a inseguire un rimorso, a rimpiangere quello che non è stato, è tutta vita che getti nel fondo del tuo mare interiore. Un mare bramoso e oscuro. Ma è dal fondo del mare che si anela la luce. E i libri potenti, prima o poi, vengono sempre a galla. 

"Tutta colpa delle meduse" - Ali Benjamin - Il castoro

Nessun commento:

Posta un commento