mercoledì 8 novembre 2017

Una scintilla di noia


"È stato un gran casino. Un gran brutto casino.

Ma è partito come queste cose cominciano sempre: piano piano, che quasi non te ne accorgi e ti ci ritrovi dentro no al collo e anche più su. Ma è quando sei all’ultimo respiro – prima che l’orrore di fuori ti entri dentro e ti riempia – che puoi ancora cambiare le cose. È questione di un soffio, uno solo, e devi usarlo bene oppure lasciarti sopraffare e annegare dentro a quello che hai combinato."

"Scintilla" e "Noia" sono due termini agli antipodi, come le rive di un fiume che procedono parallele, guardandosi equidistanti, senza mai sfiorarsi. Ma che succede se, ad un certo punto del corso, affiora il "Ponte del Diavolo" a collegare le due sponde, e qualcuno decide di attraversarlo, per vedere che accade dall'altra parte?  Sembra una metafora, ma è quello che può accadere a chiunque nella propria realtà. Dalla noia alla scintilla il passo può essere breve, e scatenare addirittura un incendio quando, per un misto di sufficienza e trascuratezza, ti porta a compiere delle azioni con leggerezza e in fretta, senza riflettere, senza adottare quelle normali misure che la cautela imporrebbe. Come ad esempio, controllare dove si lancia un petardo, se c'è del materiale infiammabile, a terra o intorno. Controllare, prima di lanciare un oggetto (se proprio non possiamo farne a meno) se si rischia di colpire qualcuno.

"Una scintilla di noia" di Annalisa Strada narra la vicenda di un terzetto di amici (Brando, Luna e Fausto), i quali un giorno, assaliti dalla noia, decidono di fare qualcosa di diverso. O meglio, uno decide (Brando, colui che sembra avere la soluzione già pronta in tasca), gli altri due lo seguono a ruota, senza particolari opposizioni, come spesso accade nelle dinamiche dei rapporti di amicizia. Ma le dinamiche, si sa, restano tali fino a quando non accade qualcosa a scuoterle nelle fondamenta. Quello che accade ai nostri protagonisti. Dei petardi rudimentali, lanciati incautamente sotto un ponte, provocano un incendio. La situazione, che sembra prendere una brutta piega, è aggravata dall'affacciarsi delle persone dei palazzi circostanti, destati dai tonfi delle esplosioni. E i nostri eroi se la danno a gambe. Parrebbe un'innocua ragazzata, ma l'indomani esce una di quelle notizie da far gelare il sangue alle persone normali: sotto il ponte dormiva un senzatetto, avvolto tra i cartoni che hanno preso fuoco, il quale è rimasto ustionato; lo hanno ricoverato in ospedale, lo tengono in coma farmacologico, è in gravi condizioni. 

La vicenda è narrata da Luna, che a ben guardare, nel dipanarsi della matassa narrativa, è anche l'unica dei tre che si è posta delle domande, ed ha provato, per necessità o per sopravvivenza, anche a darsi delle risposte. Sin dall'inizio, perché lei suggerisce di andare a controllare, a scoppio avvenuto, che non sia successo niente a nessuno, ma i suoi appelli cadono nel vuoto. A dire il vero ci prova anche Fausto, in origine, a suggerire di chiamare le forze dell'ordine (una chiamata anonima, nascondendo il numero del cellulare, sia mai che ci si debba prendere troppe responsabilità) ma Brando pare irremovibile. Luna ripercorre i suoi passi a distanza di mesi: 

"Ho ripensato a quei giorni mille e mille volte, ma non subito dopo. Ho dovuto lasciare che trascorressero parecchi mesi prima di consentire alla mia mente di ripercorrere quei momenti. Mi faceva paura aprire quell'angolo della mia memoria, andare a vedere che cosa sarei stata in grado di ripescare e scoprire con quale faccia quell'incubo mi si sarebbe riproposto. Ho trovato il coraggio di scoperchiare i ricordi quando ho iniziato a temere che si scolorissero e si tradissero da soli, traducendosi in qualcosa di più morbido e accettabile."


La situazione emotiva della ragazza viene ben restituita dalla tessitura narrativa dell'autrice, che indirizza la ragazza verso un cunicolo interiore ricavato tra il "senso di responsabilità" e il "senso di colpa", senza via di uscita, con le pareti che a poco a poco si stringono, creando un senso di crescente claustrofobia. La situazione intorno precipita, e inizia a mancare la terra sotto i piedi. Non ti restano più nemmeno gli amici, che gli altri due non vogliono mica  saperne di "cantare", e prendersi le proprie responsabilità, soprattutto quando iniziano a circolare i nomi di alcuni probabili "capri espiatori". 

Ma Luna non ce la fa proprio a chiudere gli occhi e far finta di nulla. A farglieli aprire del tutto ci penserà Zak (Zaccaria), il ragazzo di cui è innamorata, l'unico con cui possa ancora confidarsi. Prima di aprirsi con i propri genitori. Un'autentica boccata di ossigeno in un ambiente che odora di stantio.

"Bisogna avere molta paura per accorgersi di avere coraggio".

Un romanzo che scava nelle pieghe di una quotidianità solo apparentemente "spenta", che in realtà attende solo un pretesto per ardere. Un racconto che mira a guadare il lato oscuro della propria coscienza interiore. Un libro che si illumina di risvolti inaspettati, e non lesina colpi di scena finali.

"Una scintilla di noia" - Annalisa Strada - Edizioni San Paolo

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