mercoledì 18 ottobre 2017

Nella pancia della balena


La guardo.
Mentre il treno se ne va e lei diventa piccola.
E' sempre stata piccola.
Una piccola mamma.
Piccola. 

Storie familiari appese al filo della narrazione, ad alta tensione. Di ragazzi che si trovano a dover crescere in fretta, arrangiarsi da soli, per sopperire alle mancanze dei propri genitori. Di pensieri a margine, come i binari abbandonati di periferia, pieni di erbacce. Di grandi occhi sui muri, gialli con le pupille nere, che  ti fissano e ti inchiodano ovunque tu sia, per strada o alla finestra del tuo appartamento. Di code sui muri, in situazioni che sembrano non avere capo.

Amo quelle storie che quando ti parlano non dicono, suonano. E' come attaccare il jack della chitarra all'amplificatore, sistemare la pedaliera, e andare in assolo. Che a ben guardare questo libro è tutto un assolo suonato ad un ritmo vorticoso, senza respiro, dove il piano narrativo scivola via, in dissolvenza, con uno stile ai limiti del surreale; dove il sogno si mischia al reale e non capisci più quello che accade. E ti manda in apnea. Ecco cosa vuol dire finire "nella pancia della balena". E se non sei Pinocchio e non sei fatto di legno, ti turbi e ti scuoti, vai in ansia, fatichi a reggerti in piedi. E fai cose senza senso, come andare a dormire in cantina, abbracciato alla bicicletta.  Dove sei finita, Mamma?



"Il ragazzo dei graffiti è lì, che dipinge. Dapprima non vedo quasi niente, immerge il pennello nel bianco e lo stende sui mattoni, lo immerge e lo stende sui mattoni, regolare, dall'alto in basso, dall'alto in basso. Se ne frega del sole. Se ne frega della gente. Guarda i mattoni, non guarda altro. Poi si allontana un attimo e allora li vedo,i denti, uno a fianco all'altro. Sono spessi e vicini. iniziano ordinati poi si coprono l'uno con l'altro. Con le punte affilate che guardano verso l'occhio giallo. 

Sorridi o piangi?
Chiedo all'animale.

E per un attimo mi sembra che glielo chieda anche lui, mentre guarda il muretto ad un metro di distanza."

Non lasciatevi ingannare dalla quarta di copertina. I pantaloni strappati, le scarpe fuori moda. La buona narrativa è randagia, spunta come i fiori gialli in mezzo all'erbaccia, tra i binari abbandonati. Questa libro è pura vertigine, che risucchia, come un'onda. E quando ti sputa via, non sei più la stessa persona. 

Strascichi di una lettura durata appena mezz'ora.

 "Nella pancia della balena" - Alice Keller - Camelozampa

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